La principale fonte proteica per l’alimentazione delle api è il polline, che apporta non solo proteine ma anche lipidi, minerali e vitamine.
I polifenoli sono sostanze d’origine naturale presenti, in concentrazioni variabili, nella struttura di moltissime piante.
Normalmente vengono assunti tramite l’alimento od estratti grazie a particolari quanto complicati procedimenti industriali.
Si tratta, nello specifico, di molecole di grandi dimensioni, costituite dall’associazione di gruppi fenolici legati tra loro da legami chimici estremamente stabili.
I polifenoli sono, a tutti gli effetti, le sostanze antiossidanti più diffuse nel regno vegetale.
Grazie a questa peculiarità, sono materialmente in grado d’impedire l’ossidazione degli alimenti o di prevenire l’insorgenza di problematiche correlate alla presenza di radicali liberi formatisi nell’organismo a seguito di processi tossici od infiammatori.
In bibliografia internazionale sono ormai presenti migliaia di sperimentazioni che li riguardano e le principali attività evidenziate per il benessere animale possono essere classificate in queste quattro categorie:
Antiossidanti
Detossificanti (proteggono dagli effetti negativi dei radicali liberi)
Antinfiammatorii
Antibatterici ed antivirali
Le differenti attività indicate dipendono, ovviamente, sia dalla tipologia dei polifenoli presi in considerazione che dalla dose assunta.
Ovviamente, per ottenere un effetto antibatterico ed antivirale la dose deve raggiungere livelli ragguardevoli e difficilmente presenti in prodotti di origine naturale non sottoposti a specifici procedimenti industriali d’estrazione.
Oltre al dosaggio d’impiego, un limite ulteriore al raggiungimento delle funzioni elencate è dato dalla scarsa capacità dell’intestino di assorbire molecole di così grandi dimensioni.
La complessità della molecola dei polifenoli rappresenta quindi un limite al loro grande potenziale, potenziale che potrà esplicarsi quasi esclusivamente all’interno del lume intestinale.
Le moderne tecnologie estrattive e di produzione industriale sono comunque riuscite nella risoluzione della problematica, proponendo sul mercato polifenoli idrolizzati, composti da un pool di fenoli liberi e di piccole dimensioni molecolari.
Questi nuovi preparati sono quindi in grado di lavorare sia all’interno dell’intestino, tenendo sotto controllo le patologie batteriche e fungine (es. Nosemiasi), che nell’intero organismo, dopo l’avvenuta assimilazione intestinale ed il conseguente passaggio in circolo.
In questo secondo caso, l’attività antiossidante, detossificante ed antinfiammatoria contribuisce in modo decisivo al benessere animale, alla funzionalità del sistema immunitario, all’attività muscolare e all’allungamento dell’aspettativa di vita.
Infine, è utile ricordare quanto sia alta l’appetibilità dei fenoli, estremamente graditi alle api anche in condizioni di estrema concentrazione e con alti dosaggi d’impiego.
Le api, evidentemente, li conoscono, rinvenendoli in natura visitando i fiori e le piante.
Da ultimo, sono reperibili anche nel miele.
I polifenoli, se somministrati inseriti all’interno di prodotti industriali realizzati per la loro alimentazione (es. candito), manifestano una spiccatissima attività attrattiva e le api se ne nutrono senza nessun problema.
Grazie a queste specifiche caratteristiche, i fenoli possono così essere impiegati da soli, messi a libera disposizione delle api e con finalità preventiva nei confronti di diverse patologie.
In alternativa, possono essere miscelati e somministrati all’interno del candito o di fonti proteiche, con lo scopo di proteggere l’intero organismo dell’ape dai processi ossidativi dovuti al superlavoro, per aumentarne le difese immunitarie o quali coadiuvanti nel controllo di patologie batteriche e virali.